di Marta Rosati
L’opera è stata commissionata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi e “battezzata” da Mogol in occasione della Milano Expo 2015.
Presentata durante l’esposizione universale avente lo slogan “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, la tela ha rappresentato la regione Umbria nel padiglione Eataly durante la mostra “Il tesoro d’Italia” al fianco di capolavori di artisti illustri quali Giotto, Tiziano, Veronese, Donatello e molti altri.
«Massima grandezza, massima originalità, massimo talento». Sono le indicazioni pervenute dall’ufficio del professor Sgarbi ed ecco che nasce “La ricchezza del mondo”.
Questo il titolo scelto da Mogol, colui che l’ha scoperta nei primi anni ’90, per lo straordinario dipinto di Grazia Cucco, che rappresenta il padiglione Eataly all’Expo di Milano. Pittrice autodidatta, estrosa, brillante, con un cuore gigantesco e una frizzante autoironia.
Con questa tela 3×2 mt, l’artista umbra ha sfidato se stessa: da miniaturista, si cimenta in un lavoro “fuori portata” e riesce meravigliosamente nell’impresa in di tre mesi o poco più.
«Ho preso le misure della mia stanza di lavoro e calcolato la tela più grande che vi sarebbe potuta entrare – racconta Grazia -. Ho chiamato il falegname e mi sono fatta preparare una tela tre metri per due, ce l’ho avuta davanti per qualche giorno tenendo bene in mente il tema dell’esposizione “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, ma anche il sogno che avevo fatto qualche tempo prima: è da quello che sono partita. Nel sonno ho assistito alla straordinaria discesa di un pianeta dall’alto, mentre tutt’attorno c’era un fantastico cielo turchese lapislazzulo: un’esperienza onirica spettacolare».
L’ispirazione tratta dall’inconscio è stato il punto di partenza, ma poi è servito il genio della Cucco di cui parla Mogol per fare tutto il resto: «Prima di tutto ho riprodotto il colore di quel cielo apparsomi in sogno, poi ho riflettuto sull’energia e alla stessa ho accostato il Sole – di cui si percepisce la presenza pur nell’assenza -. L’acqua che scende in un cratere forma delle cascate simili a quelle del Niagara, risale in alto e, mentre viene verso di me, solleva il pianeta. Pianeta che è nutrito dal miele e quindi circondato di api, che trovano ampio spazio nel quadro mentre nella realtà sono in estinzione».
Nella splendida tela, in cui verrebbe voglia di tuffarsi, quattro grandi cavalli dominano la scena: «Nascono come i quattro elementi – spiega la geniale artista umbra – e su di loro quattro templari».
Ma i cavalli sono condotti da insetti: «Certo, solo le mantidi religiose a guidarli, così eleganti e signorili. Io le adoro – confessa Grazia – come amo tutti gli animali del mondo. Nella mia vita sono stati allo stesso modo fonte di gioia e di dolore, mi affeziono facilmente e quando vengono a mancare soffro maledettamente. Ho versato tante lacrime per loro».
I sentimenti dell’artista sono in qualche modo rappresentati nel quadro, dove compaiono tantissime creature viventi, ma manca l’uomo: «Noi siamo i distruttori del pianeta Terra e il quadro vuole gridare “il mondo è in pericolo!” e quei quattro templari, sul mantello, portano delle stelle marine rosse come delle croci del soccorso».
Quando incontriamo Grazia per la prima volta, ci pone davanti al quadro solo dopo aver messo una musica di sottofondo: «Un valore aggiunto. L’ho cercata tanto e alla fine ho trovato il brano che si sposa perfettamente con la carica delle immagini rappresentate: “King of lullaby” degli Eiffel 65. Quella musica fa muovere il quadro».
Vittorio Sgarbi a Grazia avrebbe detto: «Brava!».
A giudicare dalla personalità del critico d’arte, almeno quella che passa attraverso il piccolo schermo, non deve essere stato un complimento da poco: «Il professor Sgarbi – sottolinea più volte la Cucco – è una persona estremamente generosa e riconoscente».