Grazia Cucco, pittrice amerina contemporanea, prima di nove figli, è cresciuta a stretto contatto con la foresta Umbra, casa del suo cuore e delle sue emozioni. «Quando aveva tre anni all’asilo fu punta da un insetto. Si rifugiò sotto le sottane di una suora, la quale le chiese chi fosse l’autore della puntura, Grazia lo disegnò così precisamente che tutti riconobbero l’insetto», così parla di lei Giulio Rapetti Mogol, collezionista ed amico di oltre vent’anni dell’artista.
Secondo il critico d’arte Vittorio Sgarbi – Grazia racchiude nella sua chiave onirica un surrealismo non artificioso mai programmatico, legato agli incubi e alle scoperte di una bambina. In un mondo popolato di contadini, suore, insetti e animali, come la misura convenzionale non esiste e la percezione è quella di Gulliver in una terra conosciuta e sorprendente. Miniature dettagliatissime profane, mai ortodosse, tra natura e sogno.
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