di Elisa Eutizi
“Le immagini marginali inducono sovente al sorriso, ma per fini di edificazione … Per ogni virtù e per ogni peccato c’è un esempio tratto dai bestiari, e gli animali si fanno esempio del mondo umano.”
Umberto Eco
Da queste parole, pronunciate in uno sperduto convento benedettino che di lì a poco sarebbe divenuto teatro di misteriosi e poi tragici eventi, emerge una descrizione così precisa dei quadri di Grazia Cucco da pensare che Umberto Eco avesse visto le sue opere.
Gli onirici paesaggi che l’artista rappresenta sono colmi di surreali animali coinvolti in situazioni imprevedibili e in provocanti attività umane.
Scene miniate ricche di particolari nascosti che solo ad una attenta visione, quasi servisse una lente per immergersi in quella rifinitissima e raffinata pittura, rivelano un’eresia puntuale, la contemporanea Commedia aristotelica.
Tavole antiche, un tempo parte di arredi liturgici, sono il supporto e allo stesso tempo completamento di scenari immaginifici in cui la Natura, tema centrale della produzione e compagna fedele dell’artista, sovrasta la mano dell’uomo riportandolo a un equilibrio ancestrale.
Le opere dell’artista amerina narrano di mondi fantastici, ma con un linguaggio estremamente reale; preciso non significa vero.