di Marco Ticozzi
Grazia Cucco è bravissima.
Affermazione apodittica che par troppo semplice, ma davanti alla moltitudine di abilità, emozioni, ispirazioni e storie che animano Grazia, questo sembra il giusto incipit e allo stesso tempo la conclusione di ogni viaggio che l’osservatore fa in ogni sua opera.
E la moltitudine di Grazia vuol dire contraddizione, gioco, dramma, ironia, purezza e trasgressione.
Grazia potrebbe essere allo stesso tempo Puck nel “Sogno di una notte di mezza estate” e Shakespeare stesso quando trasforma gli uomini in animali, la regina delle fate della grande illustrazione inglese o, ancora, un dispettoso Kafka che al contrario tramuta gli insetti in umani, crudeli e addolorati, vittime e carnefici, devoti e dissacranti.
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